Adolescenti durante il Covid. Come vivono i ragazzi a casa

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L’adolescenza è la fase dell’esplorazione e delle relazioni. Importante dare ascolto ai ragazzi, in casa per la pandemia di Covid-19

 

Condividere per molto tempo gli spazi di casa con figli adolescenti è una delle esperienze che ha caratterizzato questi mesi di pandemia di Covid. Le occasioni e i luoghi di incontro continuano ad essere limitati per ragazze e ragazzi. Mentre il rischio di chiusura delle scuole e la didattica a distanza ci accompagneranno ancora per mesi.
Ma da questa esperienza possiamo imparare qualcosa che potrà aiutarci, anche in futuro, a capire gli adolescenti e a rapportarci con loro.

Come convivere in casa con gli adolescenti? Ce lo spiega un articolo della dottoressa Laura Summa.
Un contributo della dottoressa Maria Vittoria Usai, invece, suggerisce delle ipotesi che possono spiegarci il fenomeno delle maxi-risse tra ragazzi riportate dalla cronaca di queste settimane.

 

Capire gli adolescenti 

Capire gli adolescentiL’adolescenza è una fase evolutiva delicata, caratterizzata da cambiamenti fisici e psicologici. È l’età dell’instabilità, ma anche dell’esplorazione e delle esperienze. Inoltre, i ragazzi sono accompagnati da immagini stereotipate dagli adulti, per i quali l’adolescenza è l’età della trasgressione, dell’invincibilità, della spensieratezza.
Proprio per queste ragioni, non è facile capire cosa è successo in questo periodo di emergenza Covid-19 ai nostri ragazzi.

 

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Convivere in casa con adolescenti

Quante abitudini e convinzioni sono cambiate negli ultimi mesi?
Prima dell’emergenza sanitaria le principali direttive educative erano volte a limitare l’utilizzo di smartphone, videogiochi e tempo trascorso in rete. Ma le misure restrittive hanno, di fatto, repentinamente interrotto la quotidianità racchiudendola in una bolla sospesa.

Una situazione che fa emergere comportamenti e sofferenze di diverso tipo.
Far fronte a nuove forme di convivenza, caratterizzate da una costante vicinanza, ha messo a dura prova la tenuta delle relazioni e dei legami in famiglia. In alcuni casi, questo periodo potrebbe aver amplificato fragilità e paure degli adolescenti, mettendo alla luce aspetti problematici di maggior rilievo.

 

Ragazzi isolati in casa tra Social e tecnologia

Capire gli adolescenti durante l'epidemia di CovidIl Covid-19 ha chiesto ai ragazzi di fermarsi proprio in una fase della vita che, per definizione, include l’esterno. La vita degli adolescenti è fatta di esplorazione e relazioni. Con la chiusura della scuola e la brusca interruzione delle attività sportive, i giovani si sono ritrovati in un periodo di forte scoraggiamento e di regressione sull’isolamento.

In questo contesto intervengono le tecnologie digitali e i social media.
Sono spesso costretti a casa i ragazzi, in compagnia di videogiochi, TV, smartphone e social network in continua evoluzione (basti pensare all’esplosione di TikTok nell’ultimo anno). Strumenti che li fanno sentire protetti e sicuri. Esaltano un senso di onnipotenza, o la semplice sensazione di avere potere, in un periodo storico connotato da un gran senso di impotenza mondiale.

 

Conseguenze psicologiche del Covid sui ragazzi

Troppo poco si è parlato del fatto che una pandemia non è solo un’emergenza epidemiologica ma anche un’emergenza psicologica.

Non si possono incontrare gli amici. Nessun contatto e nessuna vicinanza sono consentite. E questo avviene proprio in un periodo delicato come l’adolescenza, durante il quale il bisogno dell’altro è fondamentale.
Tutto ora è veicolato da una nuova terminologia e da nuovi dispositivi, come gel e mascherine, perché oggi il pericolo, il virus, è all’esterno.

La scuola non è più un luogo di incontro e scambio ma è solo didattica a distanza. Non c’è spazio per aspetti emotivi più profondi.
I social network, a loro volta, permettono una vicinanza solo relativa. Una vicinanza basata solo sull’apparenza. Così, spesso, i ragazzi si ritrovano a pensare a ciò che stanno perdendo e fanno fatica a investire su un futuro che, ora, fa molta paura.

 

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Con gli spazi di casa, il Covid ha cambiato il tempo della famiglia

I ragazzi, come tutti noi, devono gestire un tempo diverso. Vengono meno impegni come le attività sportive o ricreative.
I genitori, in modo particolare, si sono trovati a passare più tempo con i propri figli e, quindi, a far fronte alle difficoltà concrete del quotidiano. Come la difficoltà di gestire più ruoli contemporaneamente nello stesso luogo: genitori, lavoratori, educatori.

Possiamo imparare qualcosa dai mesi che abbiamo vissuto e da quelli che ancora vivremo, dalla necessità di passare più tempo in casa con i ragazzi?
Non prima di averti ricordato di valutare se e quando ti può aiutare la psicoterapia, ecco il consiglio che ti diamo noi psicoterapeute dello Studio Colibrì

 

Il tempo in casa può essere anche un’occasione?

Vale la pena pensare che il tempo a disposizione possa diventare un’occasione per stare insieme con i propri cari. Un’occasione per parlare, chiedere e confrontarsi con le paure. Senza sentirsi in obbligo di aggiungere informazioni. Infatti, in questo periodo è normale che sia difficile avere le risposte giuste per comprendere ciò che sta accadendo. Ma è il dare ascolto a paure e preoccupazioni la grande risorsa e possibilità di vicinanza e contenimento.

Stare vicini, ma anche aiutare i ragazzi a tenere, e contenere, le tante emozioni forti e contrastanti che stanno vivendo. Voler uscire e non poter. Voglia e paura. Desiderio e inibizione.

Articolo della dottoressa Laura Summa

 

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[Aggiornamento del 15 gennaio 2021]

Maxi risse tra ragazzi. Perché avvengono? Ipotesi e spunti di riflessione

 

È il fenomeno che ha portato gli adolescenti alla ribalta delle cronache in questo inverno 2021. Le maxi risse tra ragazzi, spesso adolescenti molto giovani, hanno creato un certo sgomento a tutti noi.
Un fenomeno apparentemente inspiegabile, contro ogni logica e istinto di conservazione e sopravvivenza. Ma se andiamo ad analizzarlo, avendo voglia di comprendere ciò che durante la pandemia di Covid-19 sta accadendo nel mondo interno dei nostri giovani, potrebbe non apparire più così assurdo.

 

Una condizione di passività

Ripensiamo alla condizione nella quale sono costretti gli adolescenti a casa, necessariamente confinati per contrastare l’epidemia da Covid-19. Sono stati cancellati elementi fondamentali alla strutturazione della personalità in questa fase della vita. Ad esempio, le relazioni interpersonali al di fuori della famiglia. Ma anche i ritmi legati agli impegni scolastici, sportivi, culturali oggi non scandiscono la giornata ed il tempo della crescita. Mentre le piccole o grandi responsabilità quotidiane, come le sfide derivanti dai compiti, avrebbero dovuto rappresentare le chiamate del mondo esterno: fondamentali occasioni per mettere alla prova la loro capacità e la loro autonomia.
Ciò che resta è una condizione di passività, impotenza e vuoto.

 

Una spiegazione al fenomeno delle risse

Alcuni trovano nei Social e nel mondo virtuale una finestra su un mondo relazionale che, spesso, offre contenuti deformati, superficiali, bidimensionali e ci appaiono, così, un po’ persi e disorientati.

Altri, invece, al senso di impotenza e di perdita di presa sulla realtà reagiscono con rabbia e con la costruzione di un nemico/avversario concreto, fisico, contro cui battersi e vincere. Un nemico da contrapporre a quello invisibile, ma potentissimo e imbattibile, che domina da mesi i loro giorni.

Rimettere in contatto i corpi. Ri-sentire, attraverso il dolore dei pugni e dei calci, dal proprio corpo la sensazione di essere vivi contrasta più profonde angosce di morte.

Diventare nuovamente visibili, e presenti al mondo, attraverso la condivisione delle immagini delle lotte, può dare la sensazione ai ragazzi di riprendere il controllo sulla loro vita e vincere l’impotenza ed il trauma.

 

Trasformare il trauma del Covid in esperienza di crescita

Sarebbe molto utile, per i ragazzi che stanno crescendo durante il Covid, avere l’occasione di impegnarsi e dare il proprio contributo costruttivo e trasformativo. Così come poterono fare i giovani che in occasione di calamità, quali alluvioni e terremoti, diedero il loro contributo ai soccorsi e poterono trasformare un’esperienza altamente traumatica in un’esperienza fondamentale per la crescita e la costruzione del proprio senso di sé.

Contributo della dottoressa Maria Vittoria Usai

 

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